Tour de France 2014, il pagellone

Vincenzo Nibali – Che voto si può dare se non il massimo a chi ha vinto con quasi 8 minuti sul secondo, firmando 4 tappe e tenendo la maglia gialla 18 giorni? Certo, non bisogna dimenticare che il suo avversario più tosto è stato Peraud, un biker 37enne diventato stradista 4 stagioni fa e che nei grandi giri vanta un nono posto al Tour 2011 come massimo risultato, altrimenti penseremmo di aver trovato un nuovo Merckx in Nibali. La fortuna ha regalato al siciliano un Tour senza campioni e in cui gli altri hanno pensato solo a battagliare un po’ tra di loro, senza mettergli pressione. Ma il successo è pieno, meritato e limpido. Nibali è stato il migliore su tutti i terreni, non ha mai avuto flessioni, non ha commesso il minimo errore in tre settimane di Tour, sia a livello individuale che di squadra. E’ stato calmo, attento e lucido in ogni momento. Ora aspettiamo il 2015 per vedere finalmente lo spettacolo dell’atteso confronto con Contador, Froome, Quintana. VOTO 10

Jean Christophe Peraud – La ciliegina sulla torta di una stagione strepitosa della AG2R. Parte per puntare alla top ten, ma la corsa gli dà l’occasione della vita e il 37enne ex biker non se la fa scappare. E’ l’unico che in qualche frangente riesce a tenere testa a Nibali, abbastanza per allontanare gli altri e meritarsi la seconda piazza in classifica. Attaccare è chiedere troppo. VOTO 8

Tony Martin – Uno dei grandi protagonisti del Tour de France, non solo per le due vittorie di tappa, una delle quali con una fuga incredibile, ma anche per come guida la riscossa della Omega dopo il ritiro di Cavendish al primo giorno. Lui tira i compagni in fuga per decine e decine di km, lancia gli sprint, e vince due tappe. VOTO 8

Rafal Majka
Rafal Majka

Tinkoff Saxo – Partita per vincere, si ritrova dopo dieci tappe senza Contador, ma con determinazione e tanta qualità riesce a far girare il proprio Tour. Ben tre vittorie con l’esperienza di Rogers e la classe da grimpeur di Majka, senza dimenticare il lavoro di Roche, Bennati e Tosatto. Si è dimostrata la squadra più forte tra quelle dei favoriti della vigilia, un rammarico in più per Contador. VOTO 8

Thibaut Pinot – Il talento francese si è ritrovato. Ha classe e resistenza, forse gli mancano personalità e mentalità vincenti, cattiveria e concentrazione ad oltranza su e giù dalla bici. Ma qui doveva soprattutto riprendere fiducia e motivazioni, e le buone prestazioni che l’hanno portato sul podio a 24 anni sono un bel punto di partenza per cercare di fare quell’ultimo salto che il suo talento meriterebbe. VOTO 7.5

Marcel Kittel
Marcel Kittel

Marcel Kittel – E’ il dominatore delle prime tappe, come al Giro. Ne vince tre su quattro, poi sparisce, tanto che non riesce più a entrare nei primi 10 di nessuna tappa fino al nuovo trionfo di Parigi. Ha una potenza straripante, è inarrivabile in volata, ma è talmente acerbo che basta un po’ di vento o una salitella per toglierlo di mezzo. VOTO 7.5

Alexander Kristoff – Un gran bel Tour de France con due successi di tappa per il norvegese che dimostra come la Sanremo non fosse arrivata per caso. Nelle volate classiche è battuto, ma quando le corse si fanno toste è un numero uno. VOTO 7.5

Tejay Van Garderen – Un buon Tour de France inficiato da una caduta e da una giornataccia senza le quali si sarebbe potuto giocare il podio. In qualche occasione potrebbe osare di più. Ha ancora molte cose su cui lavorare (agilità, continuità, lettura della corsa) e buoni margini di miglioramento. La strada sembra giusta, ma deve coglierla senza far passare altre stagioni. VOTO 6.5

Romain Bardet – L’altra faccia del giovane ciclismo francese. Più deciso ma meno talentuoso di Pinot, coltiva qualche sogno di podio, ma alla distanza dimostra di non essere ancora pronto. VOTO 6.5

Leo Konig – Dopo la bella Vuelta dell’anno scorso ecco la conferma sul palcoscenico della più grande corsa del mondo. Patisce molto la prima parte, poi prende confidenza e solidità. Una bella scoperta che con un po’ di esperienza in più potrà fare ancora meglio. VOTO 6.5

Peter Sagan – Un Tour difficile da giudicare. Domina la classifica della maglia verde, ma per un potenziale fuoriclasse come lui è un traguardo riduttivo. La squadra non ha la qualità necessaria per aiutarlo. Negli sprint è un gradino sotto i migliori, nelle tappe intermedi viene sempre messo in mezzo, attaccato o battuto dalle squadre più che dalle individualità. Gli servirà una squadra più forte in futuro, ma anche più concentrazione e determinazione, più concretezza e meno impennate. VOTO 6

Team Sky – Perso subito Froome, gli Sky consegnano la leadership a Porte, presto disperso e bocciato. Si pensa a salvare il salvabile con qualche fuga, ma senza risultati. Certamente un Tour in cui la fortuna non ha aiutato i britannici dominatori delle ultime due edizioni, ma anche l’ennesima dimostrazione che quando le cose escono dal solco preparato a tavolino questo squadrone non riesce a reagire. VOTO 5

Alejandro Valverde
Alejandro Valverde

Alejandro Valverde – E’ il campione delle occasioni perse. Questo Tour de France è un trionfo in tal senso. Senza i due grandi favoriti e tanti altri outsider (Rui Costa, Talansky…) il podio era a portata di mano. Invece nell’occasione più importante si è visto il peggior Valverde della stagione. E’ un Tour che sancisce il definitivo passaggio di consegne con Quintana alla guida della Movistar. VOTO 4.5

Michal Kwiatkowski – E’ uno dei corridori con più qualità del gruppo, ma al Tour ne ha fatta vedere davvero poca. Qualche volenterosa fuga, ma come un qualsiasi buon attaccante di giornata, e con un livello più che mediocre in salita. La primavera probabilmente è stata lunga e dispendiosa. VOTO 4.5

Bauke Mollema – Una grande delusione. Non è un campione, lo si sa, ma con la  moria di uomini di classifica che c’è stata poteva sognare un grande piazzamento. Del resto un anno fa era stato sesto dietro a Froome, Quintana, Rodriguez, Contador e Kreuziger. Tutta bella gente. Stavolta in salita quando va bene becca due minuti, a crono è fantozziano, e in classifica finisce dietro al gregario Ten Dam e all’oscuro Zubeldia. VOTO 4.