2017: un anno di ciclismo (parte 1^)

Il bilancio del 2017 per il ciclismo professionistico è fatto di grandi imprese ma anche di tragedie che sono strettamente collegate.

Fabio Aru (Astana) doveva guidare la sua squadra come capitano al Giro d’Italia 2017, ma un infortunio a poche settimane dal via ha costretto il team a cambiare programma puntando su Michele Scarponi.

Il marchigiano a 38 anni era in grande forma, aveva appena vinto la prima tappa al Tour of the Alps (il nuovo nome per il Giro del Trentino), e si sta preparando sulle strade di casa.

Il 22 aprile però mentre si allena nella sua Filottrano un impatto fatale contro un furgone spegne per sempre quel sorriso indimenticabile strappandolo all’affetto della famiglia e dei suoi tifosi.

Ciclismo 2017, la prima di Tom Dumoulin al Giro d’Italia

Così il Giro d’Italia 2017, che torna per le sue prime tre tappe in Sardegna, parte con un protagonista in meno e il lutto nel cuore.

Per le prime quindici tappe è un festival straniero, con le vittorie tra gli altri del colombiano Fernando Gaviria (QuickStep Floors) in due tappe, del suo connazionale Nairo Quintana (Movistar) nella prima tappa di montagna vera al Blockhaus e sembra già una candidatura importante per il successo finale.

Ma nessuno ha fatto i conti con il 27enne Tom Dumoulin, capitano del Team Sunweb: l’olandese è un fenomeno a cronometro, ma negli ultimi due anni ha imparato anche a tenere duro in salita.

Veste la maglia rosa per la prima volta dopo la crono di Montefalco e la tiene per otto tappe resistendo agli attacchi dei rivali a cominciare da Vincenzo Nibali (Bahrain Merida) che però si aggiudica la frazione più bella e dura, quella di Bormio.

A Piancavallo, nel giorno della vittoria parziale di Mikel Landa (Team Sky) torna in testa Quintana ma tutto si decide l’ultimo giorno con un’altra cronometro, da Monza a Milano.

Dumoulin è imbattibile e chiude con 31” sul colombiano e 40” su Nibali. Nei primi dieci anche Domenico Pozzovivo (Ag2R) sesto e Davide Formolo (Cannondale Drapac) decimo.

Tour de France 2017, il poker di Chris Froome

Il secondo grande giro nel calendario internazionale è come al solito il Tour de France 2017 che scatta il 1° luglio da Düsseldorf, in Germania.

Prima vittoria nella crono di Geraint Thomas, spalla per Chris Froome nel Team Sky, e maglia che per undici tappe rimane sulle spalle dei corridori britannici, anche se ci sono soddisfazioni personali per Marcel Kittel (QuickStep Floors) che vincerà cinque tappe in volate e per il neo campione italiano Fabio Aru (Astana) che si aggiudica l’arrivo in salita a La Planche des Belles Filles vestendo poi la maglia gialla nella dodicesima e tredicesima tappa.

Il 15 luglio però a Rodez tocca di nuovo a Froome approfittare della prima crisi per il sardo e tornare in testa dove rimarrà sino alla fine nonostante chiuda il suo quarto trionfo nella corsa francese senza nemmeno una vittoria di tappa.

In classifica generale il capitano della Sky precede Rigoberto Uran (Cannondale Drapac) di 54” e il francese Romain Bardet (Ag2R) di 2’20”, con Fabio Aru quinto.

Froome non si ferma, sua anche la Vuelta a España 2017

Chris Froome decide di concedere rivincita alla Vuelta a España 2017, ricca di grandi sfidanti: prima tappa a Nîmes, nel sud della Francia, con una cronosquadre e ultima a Madrid dedicata ai velocisti.

In mezzo tanto spettacolo e molte montagne come tradizione. C’è l’acuto di Vincenzo Nibali nella terza tappa ad Andorra, ci sono le quattro vittorie parziali di Matteo Trentin (QuickStep Floors) che inizia una seconda parte di stagione fantastica, arricchita da altri tre successi compresa la Parigi-Tours e dal quarto posto al Mondiale su Strada di Bergen, ma più in generale c’è il dominio del cannibale Froome.

Il kenyano d’Inghilterra vesta la maglia rossa simbolo del primato già il terzo giorno e non lo molla più sino alla fine, aggiudicandosi anche la cronometro individuale di Logroño, sedicesima tappa della Vuelta.

Ma è anche la corsa d’addio di Alberto Contador (Trek-Segafredo) che nelle prime tappe parte malissimo ma da metà corsa in poi è quasi inarrestabile e si aggiudica la tappa più bella all’Alto de l’Angliru.

Alla fine Froome batte Vincenzo Nibali di 2’15” e il russo Ilnur Zakarin (Katusha Alpecin) di 2’51”.